Il grande affabulatore Fellay e il Concilio Vaticano II |
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Scritto da Angela Ambrogetti |
Lunedì 12 Settembre 2011 07:55 |
I lunghi testi che diffonde con una rete informativa efficentissima, raccontano di come a Roma lui trovi solo confusione e poca chiarezza, o addirittura di come in Vaticano la Curia agisca in antitesi con le direttive stesse del Papa. Insomma semina zizzania, isinua dubbi, cerca di farsi alleati i “conservatori” adducendo non motivi teologici, ma puramente formali. Il gesto di Papa Benedetto XVI, che nel 2009 revocò la scomunica ai quattro vescovi che erano stato ordinati da Lefebvre nel 1988, tra cui Fellay, viene totalmente stravolto. Il Papa ha voluto aprire le braccia a chi è nell’errore perché si ravveda. Fellay insinua che sia un primo passo per rivedere il Concilio. Forse. O Forse no. Ecco i testi di Fellay oscillano sempre tra una parte e un’altra , raccontano singoli casi e dettagli di conversazioni difficilmente verificabili e alla fine arrivano sempre a dire che la “vera” fede è la loro e Roma, il Vaticano sono dei “modernisti” che hanno lasciato la retta via. Insomma gli scismatici siamo, quasi, quasi tutti noialtri. Con la scusa del recupero della Tradizione si vuole cancellare il Concilio che “è qualcosa di molto vecchio”, dice Fellay. Vecchio il Concilio Vaticano II? Ma se ancora lo studio sulla sua ermeneutica è tanto vivace che è argomento per i dibattiti teologici? L’ermeneutica del Vaticano II è in pieno fermento, è dinamica, guarda avanti, va verso un’epoca in cui non ci saranno più conservatori e progressisti. Questa è la linea che indica anche il Papa: “Quarant’anni dopo il Concilio possiamo rilevare che il positivo è più grande e più vivo di quanto non potesse apparire nell’agitazione degli anni intorno al 1968. Oggi vediamo che il seme buono, pur sviluppandosi lentamente, tuttavia cresce, e cresce così anche la nostra profonda gratitudine per l’opera svolta dal Concilio.” Ma questo potranno accettarlo alla FSSPX? Monsignor Fellay ripete :“Si vede benissimo che i progressisti hanno cercato di usare due piste. La prima è quella del concilio. Affinché la Fraternità San Pio X possa pretendere un riconoscimento canonico, deve riconoscere il concilio e accettarne tutte le riforme, così come il magistero di tutti i papi dopo il concilio. E' molto forte, perché sapevano benissimo che non accetteremo mai di avviarci su questa strada. Significa rendere di fatto impossibile il riconoscimento canonico. Dopo è facile condannarci di essere contro il concilio, prova che siamo scismatici, ecc.” In Vaticano sono in molti a credere che non ci siano grandi speranze per un ritorno alla piena comunione. E non certo tra i modernisti, ma soprattutto tra coloro che più sono vicino ad una “ermeneutica della riforma”, come disse il Papa. E anche Monsignor Guido Pozzo, segretario di Ecclesia Dei, che certo non è un “modernista” ha voluto chiarire, in alcune sue conferenze, che se pure certa “ideologia para-conciliare” deve essere abbandonata, il Concilio non si tocca.
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