Vaticano
Una chiave di lettura delle vicende vaticane PDF Stampa E-mail
Scritto da Angela Ambrogetti   
Venerdì 08 Giugno 2012 15:51

Da qualche tempo ho dedicato poco tempo al questo sito per dedicarne maggiormente al giornale on line www.korazym.org.

Recupero un po' con una serie di articoli sugli ultimi fatti di cronaca che reputo una buona chiave di lettura.


 

Venerdì 8 giugno

Ai tempi delle Brigate Rosse nei volantini si parlava di “attacco al cuore dello stato”. Oggi nella penosa vicenda della pubblicazione di carte della Santa Sede riservate, di potrebbe parafrasare: attacco al cuore della Chiesa. La cosa difficile e che forse rimarrà insoluta, è capire chi lancia l’attacco. Del resto anche attorno alle sciagurate vicende degli anni di piombo sono rimaste molte ombre. Nelle ultime due settimane abbiamo letto di tutto, ma in pochi hanno saputo lucidamente e senza sensazionalismi, esaminare le carte pubblicate alla luce di una interpretazione veramente “vaticana”. Per questo mi è piaciuto quello che ha scritto Luigi Accattoli su Liberal. Lo scopo di questa campagna mediatica è evidente: “Colpire i più diretti collaboratori del Papa, isolare Benedetto dal "consiglio" di chi non lo frequenta di persona, contrastare la sua opera di governo svelando e avvelenando le tensioni che attraversano la Curia e la Chiesa. Vedo nell'intera operazione un tentativo di ingigantire le difficoltà che già travagliavano il Pontificato di Benedetto XVI.” Ancora una volta mi chiedo: perché?

Certo, esistono monsignori scontenti perché non sono stati promossi, cardinali che non hanno avuto gli incarichi che sognavano, laici che erano abituati ad un modo diverso di gestire la Curia. E forse è proprio così che monta uno scontento scontato. Ci si lamenta nei corridoi, si fanno ipotesi, insinuazioni, si lascia intendere una cosa o l’altra, si rimpiangono tempi passati o forse mai esistiti. Atmosfera che un tempo i vaticanisti sapevano leggere e filtrare, e che oggi invece viene mal compreso da chi si occupa di altro e non conosce i codici vaticani. Si sa, noi giornalisti siamo sempre un po’ dipendenti dalle nostre fonti, ma riportale lo si dovrebbe fare con una certa classe. In questo mare agitato è bello leggere invece righe pacate come quelle di Accattoli, o il bellissimo articolo de “ Il sussidiario.net” che commenta le parole del Papa al pranzo con i cardinali del 21 maggio. Il Papa “che nel momento peggiore, quando i marinai si buttano in mare, o piangono, guardando la tempesta in arrivo e la barca piena di falle, prende il timone, rincuora, rafforza, e spiega come riprendere la rotta, a chi guardare. Siamo nella squadra che vince. E non siamo soli: perché “in questa lotta nel mondo è molto importante avere degli amici.”

Il consiglio è di ascoltare gli amici piuttosto che i nemici per capire cosa sta succedendo accanto al Papa. Magari leggendo e rileggendo l’ introduzione al libro “ Gesù di Nazaret all’ università. Il libro di Joseph Ratzinger- Benedetto XVI letto e commentato negli atenei italiani” curato per la LEV da Pierluca Azzaro. L’ha scritta il segretario personale del Papa Georg Gänswein. “ Il cardinale Ratzinger divenne come una spina nel fianco di un mondo postmoderno nel quale la questione della verità è considerata priva di senso, di una società dell’opulenza e dell’ avidità che sembra sempre più voltare le spalle a Dio; era un uomo scomodo, che senza tanto discutere, aveva preso su di se un giogo pesante.” E’ venuto il momento, scrive monsignor Gänswein “di sottoporre ad una profonda revisione l’immagine che alcuni media hanno prodotto dell’ ex Prefetto...per poter ascoltare senza pregiudizi cosa ha da dire quell’uomo che sta sul trono di Pietro”.

Giovedì 26 maggio

Appena ho saputo il nome di chi aveva passato le carte del Papa e del suo segretario alla stampa ho avuto un sussulto. Paolo Gabriele abitava a pochi metri da casa mia, fino a quando non si è trasferito in Vaticano. Poco tempo fa. Lo incontro a messa la domenica con la famiglia, al supermercato magari ci scambiamo un paio di battute sulle vacanze estive, e naturalmente l’ho sempre visto in occasione dei pool nella Biblioteca del Papa, quando i giornalisti sono ammessi a seguire la parte pubblica di un incontro del Pontefice con un capo di Stato. Conoscenza superficiale, certo, ma tanto basta per non chiedermi: perché? Se le indagini confermeranno la sua responsabilità nel furto di documenti, la cosa più difficile da capire sarà appunto il motivo del suo agire. Paolo Gabriele non sembra uno 007 da strapazzo. Viveva a Borgo Pio, ha frequentato il liceo artistico di zona e lì ha conosciuto sua moglie.Tre figli, legato alla parrocchia di Sant’ Anna, amico di molti nel quartiere. Ecco, qualcuno diceva un po’ troppo amico di tutti. Chi è nella sua posizione non dovrebbe parlare troppo perché a volte, anche senza volerlo, possono uscire delle informazioni che fanno gola. E qualcuno pensa di usarti.

E’ un compito impegnativo quello di essere accanto ad un Papa giorno dopo giorno. Lo sanno bene i suoi predecessori che ancora frequentano il Vaticano. Ogni dipendente della Santa Sede, anche in posizioni assai meno delicate, è tenuto a manetere il giuramento fatto quando entra in servizio. Nel Regolamento della Curia è scritto all’ articolo 36 : “Tutti sono obbligati ad osservare rigorosamente il segreto d'ufficio. Non possono, pertanto, dare a chi non ne abbia diritto informazioni relative ad atti o a notizie di cui siano venuti a conoscenza a causa del loro lavoro.” E all’ articolo 40: “E' vietato (...)d) asportare documenti originali, fotocopie, copie elettroniche o altro materiale d'archivio e di lavoro riguardante l'Ufficio e tenere fuori dall'ufficio note o appunti privati circa le questioni che si trattano nei Dicasteri.” E il giuramento oltre alla enunciazione del Credo segue così: “Mi impegno inoltre e solennemente prometto di adempiere diligentemente i compiti a me affidati in questo Ufficio, e di osservare scrupolosamente il segreto inerente all'ufficio; prometto altresì di non chiedere né accettare offerte come compenso, neppure se presentate sotto forma di donazione. Così Dio mi aiuti e questi santi Vangeli che tocco con le mie mani.”

Ecco chi fa questo giuramento perché poi tradisce il Papa e se stesso? Chi ha fatto credere a Paolo Gabriele che stava facendo la cosa giusta e perché? A chi serve usare qualcuno ( che comunque si lascia usare) per sostenere la tesi che la Curia è ingovernabile? Perché è questa la operazione in corso. L’ Aiutante di camera che ogni giorno porge il cappotto al Papa, lo accompagna nei viaggi, lo segue in ogni momento, perché decide che tradirlo è una cosa buona? Certamente questa è solo la prima parte di una indagine che permetterà ai cardinali Herranz, Tomko e De Giorgi di arrivare a chi ha riempito la testa di Gabriele di idee sbagliate. Paolo, o Paoletto come lo chiamano molti nel quartiere, è caduto in una trappola infernale, nel senso stretto del termine. Ma è importante capire chi l’ha tesa. Un giornalista in cerca di facili scoop? (Si sa che i segreti vaticani fanno sempre cassetta). Oppure qualcuno che dall’ interno del Vaticano ha manovrato fino a convincere che rubare e tradire fosse “la cosa giusta”? E perché poi? O magari c’è una “congiura di palazzo” ordita da scontenti e pettegoli che pensano così di cambiare le cose? E cosa poi ? Nella introduzione del libro “Sua Santità” c’è un rocambolesco racconto da spy story che oggi appare ancora più risibile. Se davvero è stato Paolo Gabriele a far uscire i documenti, era facilissimo incontrarlo in qualunque bar di Roma se non di Borgo Pio.

Nessuno viene pedinato, semplicemente in una vita “paesana” come quella dei dintorni vaticani tutti sanno tutto di tutti. E Gabriele bastava incontrarlo durante le vacanze estive, o quando accompagna a scuola i figli. Se è stato seguito è perché si sospettava qualcosa. Evidente che chi scrive conosce poco di vita vaticana. E che chi ha portato le carte fuori sapeva benissimo di fare una cosa sbagliata. E in effetti le “carte segrete” sono di poco valore. Non si svela nessuno “scandalo” o semmai si vedono alcune miserie umane, ma anche la trasparenza nell’agire (come le offerte girate dal Papa alla Fondazione Ratzinger per delle borse di studio in favore di 4 donne. Certo bisogna sapere che cosa è la Fondazione!). I cifrati del servizio diplomatico? Normale amministrazione del fenomenale lavoro diplomatico della santa Sede. I resoconti dell’ autorità giudiziaria? Idem. I fax, gli appunti, i dossier? Normale amministrazione dell’ufficio di un capo di stato. Documenti per i quali nessun diritto di cronaca giustifica una sconsiderata pubblicazione. Insomma allora perché era tanto importante farli uscire, e pubblicarli?

Personalmente credo che il motivo sia quello di far vedere che la Curia è in confusione. E a leggere alcuni giornali, sembra che il piano sia riuscito. In molti pensano che sia così. Io non lo credo. Le indagini sono state fatte velocemente e in modo riservatissimo. E non sono finite. La Curia sta procedendo il lavoro quotidiano, pur nel dolore e nella costernazione. E anche il Papa segue la sua agenda. Certo non sarà stato facile per lui scoprire la menzogna che viveva nella sua casa. Resta dolore e amarezza. Il momento è orribile, il fango imponente, e soprattutto per l’aspetto umano della vicenda. E del resto, purtroppo, non è nemmeno una novità che da dentro l’ “appartamento” escano carte riservate. Ricordate le foto di Pio XII sul letto di morte? Le diffuse alla stampa l’archiatra pontificio, il suo medico, Galeazzi Lisi. Una storiacciadi tanto anni fa, un doppio tradimento: del Papa e del Giuramento di Ippocrate .

Martedì 5 giugno

Un interrogatorio formale a Paolo Gabriele è iniziato oggi secondo le procedure del codice di procedura penale vigente nello Stato della Città del Vaticano. La notizia di oggi sulla vicenda del furto e della pubblicazione di documenti riservati del Papa è questa. Per il resto c’è solo da ripassare l’ordinamento giudiziario dello Stato e ricordarsi che l’istruttoria non è pubblica. Pubblico invece, se ci si arriverà, sarà la celebrazione del processo. Ad aiutare i giornalisti nella conoscenza delle leggi vaticane martedì in nella Sala Stampa della Santa Sede è arrivato un giudice del Tribunale che non è al momento coinvolto nella procedura che riguarda Paolo Gabriele. Il professor Paolo Papanti- Pellettier ha spiegato quali sono le fonti del diritto vaticano, oltre, naturalmente, il diritto canonico.

Alla nascita dello Stato della Città del Vaticano nel 1929 Pio XI “si trovò nella necessità di dotarsi di un sistema giuridico completo. Per questo sono stati recepiti i codici civili, penali, di procedura civile e penale che allora erano vigenti nel Regno d’Italia. Per quanto riguarda il codice penale - prosegue Papanti- Pellettier- abbiamo il codice Zanardelli del 1889, codice di stampo liberale con pene miti, che aboliva la pena di morte, molto diverso dal codice emanato in epoca fascista, il codice Rocco, tuttora, anche se molto modificato, vigente in Italia. Il codice di procedura penale è il Finocchiaro-Aprile del 1913, per il Codice Civile abbiamo applicato fino a due anni fa quello del Regno d’Italia del 1865, e poi due anni fa il Santo Padre ha deciso di applicare il codice vigente in Italia, con le modifiche ovvie sul diritto di famiglia etc, e poi il codice di procedura civile, l’unico espressamente redatto per lo Stato di Città del Vaticano.” Da notare che Finocchiaro-Aprile aveva addirittura combattuto con Garibaldi a Monterotondo nel 1867, poi divenne ministro della Giustizia.

Come in Italia in Vaticano ci sono tre gradi di giudizio, e la Cassazione giudica la legittimità di una sentenza e non il merito. Gli interrogatori si svolgono quindi con un magistrato inquirente, e l’imputato ha i suoi avvocati al suo fianco. Dopo la istruttoria formale, con interrogatori ed indagini, ci sarà o il proscioglimento o il rinvio al processo che sarà celebrato nell’ aula del Tribunale nel Palazzo dei Tribunali proprio alle spalle della basilica vaticana. La fase istruttoria, ha spiegato Papanti- Pelletier, non è pubblica per garantire l’imputato ed eventuali altre persone ascoltate. Per questo è stato molto grave aver pubblicato il nome di Gabriele prima di un pronunciamento ufficiale dei magistrati vaticani. Un fatto che mette in discussione la responsabilità etica di alcuni giornalisti. “Non è eticamente giusto- ha detto il giudice- che siano dati nomi in pasto all’opinione pubblica.” Il reato che è stato contestato a Paolo Gabriele è “furto aggravato”, e prevede una pena massima di 6 anni. L’ aggravante è che il furto è commesso da persona che frequenta la casa del derubato e gode della sua fiducia. A proposito delle indagini Papanti- Pelletier ha ricordato che è prevista la giurisdizione vaticana per reati gravi, riguardo alla sicurezza o a segreti di stato, commessi in Italia o altri stati.

La collaborazione con l’Italia è piena e se servirà si potranno chiedere indagini o interrogatori tramite rogatorie alle autorità italiane. Quello che cambia davvero le procedure è la possibilità per il Papa che è a capo dei tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, di intervenire in ogni momento della istruttoria o del processo. Un evento che non accade mai e i magistrati, conferma Papanti- Pellettier “lavorano in perfetta libertà ed autonomia.” Fin dai primi momenti della vicenda si vocifera che Gabriele potrebbe ottenere una forma di perdono pontificio in cambio della collaborazione alle indagini che ha confermato tramite i suoi avvocati. C’è anche il solito monsignore anonimo che fa girare la voce di un prossimo trasferimento di Gabriele dalle camere di sicurezza in Vaticano ad un luogo “sicuro” e riservato lontano dalle Mura leonine. Ma non si sa ne quando né, soprattutto, perché.

Intanto Paolo Gabriele trascorre la sua “prigionia” in una camera con servizi privati, giornali, viste della moglie. I pasti sono quelli della mensa della Gendarmeria vaticana e domenica è stato accompagnato alla Messa in Vaticano senza alcuna restrizione. Per il resto meglio attendere le comunicazioni ufficiali.

Giovedì 24 maggio

Da qualche giorno sono a Chicago. Una grande e bella città dove ogni anno si svolge il congresso della North American Patristics Society. Nella foresta di temi e relazioni ho cercato la sessione dedicata alla pratica economica nel primo cristianesimo. Etica della finanza, socialismo e carità secondo i Padri della Chiesa. Principi e buone pratiche utilissime anche oggi. Specialmente oggi, mentre la santa Sede e la Curia Romana sta rimettendo a punto il suo sistema finanziario per essere trasperente ma non perdere la sovranità e permettere al mondo cattolico di difendere la libertà religiosa minacciata nei modi più diversi.

In queste ore ad esempio negli Usa si combatte una battaglia difficile. Obama di fatto sta creando un ghetto cattolico con la legge sulla contraccezione. Sta “strangolando” la Chiesa dice il cardinale Dolan, obbligando la copertura assicurativa anche per i metodi contraccettivi. Si è esenti solo se si dimostra la unica missione di «propagare la fede», impiegare solo cattolici e prestare servizi solo a cattolici. Questo significa limitare la libertà religiosa. Ben diversa dalla libertà di culto. A Chicago nei giorni del vertice Nato, quando la città è stata totalmente blindata per garantire la sicurezza dei capi di stato, le Chiese che hanno la loro sede al centro si sono proposte di essere aperte e a disposizione di tutti. Dai metodisti ai francescani della Saint Peter Church. Libertà di culto usata per garantire la libertà religiosa. La libertà per ogni credente di vivere i propri principi nella vita sociale. Uno dei limiti che alcuni negli Usa vedono a questa battaglia dei vescovi contro il governo è che la maggioranza delle istituzioni cattoliche ha sovvenzioni dallo stato. Scuole ed ospedali cattolici che ricevono fondi statali devono dire di no ad una legge dello stato che per offrire copertura assicurativa a tutti la pretende anche per la pillola? Un problema finanziario o di principio?

La Chiesa cattolica ha diversi tipi di relazioni con i diversi stati del mondo dove sono i suoi fedeli, le diocesi, le parrocchie. Ed ha un’unica grande necessità: essere sostegno per i cattolici ed essere testimone per chi non lo è dell’ amore di Dio. Per farlo ha bisogno di strutture materiali. Che devono essere libere da condizionamenti, anche economici. Anche per questo è nato lo Stato della Città del Vaticano nel 1931. Quel tanto di corpo che sostenga l’ anima. Uno stato che renda possibile la libertà. La Chiesa cattolica è in tutto il mondo, ma è davvero libera solo nello Stato della Città del Vaticano. Per questo le sua finanze non possono essere soggette alle leggi di altri stati, e un reato che si compie sul suo territorio deve essere perseguito nel territorio e dalle autorità vaticane.

La sfiducia al finanziere Ettore Gotti Tedeschi significa anche questo. Non ha capito a fondo che cosa serve alla Santa Sede per essere libera di compiere la sua missione. Non basta essere dei bravi cattolici, convinti che la economia debba essere usata in maniera etica per saper difendere magari gli interessi di una congregazione di suore che in Viet-nam cerca di costruire una scuola. Bisogna saperle aiutare con diplomazia e discrezione, oltre che con grandi capacità tecniche, ovviamente.

E questo a volte a prezzo della gloria personale.

 

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