150 anni |
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Scritto da Angela Ambrogetti |
Giovedì 17 Marzo 2011 09:08 |
![]() Cultura, arte, santità, letteratura, filosofia italiane sono ricche di nomi espressamente cattolici a partire da Dante fino a Rosmini. E anche la “Questione romana” fu un travaglio politico che si risolse, in fondo, in meno di 60 anni. Tempi brevi se visti alla luce dei millenni della fede cattolica. E da allora il Vaticano, la Santa Sede ripresero un ruolo politicamente ancora più significativo in Italia e ancora più nel mondo. Un ruolo morale che nessun esercito e territorio avrebbero mai potuto assicurare. Un ruolo nato dal rinnovamento che la Chiesa seppe fare da dentro, nato dal Concilio Vaticano II seguito di quel Vaticano I interrotto dalla breccia di Porta Pia. Come a dire che la Chiesa cattolica era forse più risorgente del risorgimento stesso. Pochi mesi dopo la prima assemblea parlamentare a Torino, a Roma, in Vaticano nasceva un giornale che era una rivoluzione: l’Osservatore Romano era in edicola il 1 luglio del 1861. Una pubblicazione battagliera e polemica, ufficiosa ma ideata da un Pacelli, Marcantonio, Sostituto del Ministro dell’Interno Pontificio. Finalità, a norma di regolamento “smascherare e confutare le calunnie che si scagliano contro di Roma e del Pontefice Romano; di far noto quanto di più rimarchevole avviene alla giornata di Roma e fuori; di ricordare i principi incussi della Religione cattolica e quelli della giustizia e del diritto come basi inconcusse di ogni ordinato vivere sociale; d’istruire dei doveri che si hanno verso la patria; di eccitare e promuovere la venerazione all’Augusto Sovrano e Pontefice; di raccogliere ed illustrare quanto per arti, lettere e scienze meriti di essere seganalato al pubblico e specialmente le invenzioni ed applicazioni relative a cui si adopere negli Stati Pontifici.” Il 1870 cambiò per forza le cose, il foglio venne più volte sequestrato e cambiò più volte stile e forma. Ma la sua nascita autenticamente risorgimentale ci ricorda che, come dice papa Benedetto parlando di Silvio Pellico: “Con la sua opera autobiografica sulle dolorose vicissitudini di patriota seppe testimoniare la conciliabilità dell’amor di Patria con una fede adamantina.” Esempio quanto mai necessario nei nostri tempi. |
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