La Fede è in crisi che faranno i vescovi? |
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Scritto da Angela Ambrogetti |
Lunedì 23 Gennaio 2012 17:54 |
Anche la fede semplice, e quella dei tanti popoli che si intrecciano con il nostro. Ma certo rimane l’interrogativo di fondo: “la fede,ne troverà ancora il Figlio dell’Uomo, tornando alla fine dei tempi?” Per rispondere alla sete di fede dell’uomo dice Bagnasco si dovrà “cogliere la struttura che sorregge i diversi accadimenti, e li ricompone in un unico disegno: rilanciare nel tempo la missione messianica, continuare senza tregua a gettare le reti, rimettere a piombo nella vita della Chiesa ogni singolo elemento perché corrisponda al disegno del Padre: fare di Cristo il cuore del mondo.” L’analisi del presidente della Cei guarda a tutta l’Europa, che vive certo una evidente crisi della fede, ed è per questo che i Vescovi italiani dovranno “fare tesoro di questa circostanza all’interno della progettazione pastorale già avviata.” Da qui l’interrogativo più concreto: “Che cosa, dunque, dobbiamo fare?” La prima cosa da combattere sembra essere la “strana reticenza a dire Gesù, una sorta di stanchezza, uno scetticismo talora contagioso.” Ma dall’altra parte ci sono i giovani come quelli di Madrid e c’è l’entusiasmo di continenti come l’ Africa che ha abbracciato il Papa senza porsi troppi problemi. E l’Asia, “il continente del futuro, in cui giovani Chiese, come nella Corea del Sud, crescono ad un ritmo vertiginoso. C’è l’America Latina, di cui da poco si sono celebrati i 200 anni dell’Indipendenza e che, nonostante segnali contrastanti, resta il polmone per la fede di tutte le Americhe e ossigena anche i Paesi europei, approdo di nuova immigrazione.” E ci sono i pellegrinaggi in Terra Santa o nei santuari, scambi tra studenti internazionali, che diventano “laboratori di umanità” in grado di fronteggiare ideologie prepotenti o anche surrettiziamente deboli.” Insomma le idee abbozzate dal presidente della Cei sono molte, tutto sta a vedere com queste idee in nuce saranno trasformate in fatti concreti e in “voglia di fare” da parte dei vescovi, dei sacerdoti e ovviamente dei laici cattolici che sentano urgente la necessità di “rendere ragione della Speranza”.
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