Il rischio di diventare un non-popolo di Dio |
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Scritto da Angela Ambrogetti |
Venerdì 22 Aprile 2011 13:54 |
![]() Nella Messa per la benedizione degli olii sacri e il rinnovamento delle promesse sacerdotali la mattina di giovedì Santo il papa ha richiamato il tema tremendo del sacerdozio universale dei battezzati. L’incarico che Dio ci ha dato, di essere popolo sacerdotale in quanto battezzati. Un incarico che deve far tremare la nostra anima e che invece ci trova stanchi ed annoiati. “ I cristiani dovrebbero rendere visibile al mondo il Dio vivente”. E la domanda ce “ci da gioia e ci inquieta” è : “Apriamo agli uomini l’ accesso a Dio o piuttosto lo nascondiamo?” Questa è quello di cui ci dobbiamo vergognare tutti noi battezzati. Tutti. Ecco la “vergogna per i nostri errori” che però è illuminata dai santi che “danno speranza al mondo”. Gente come Giovanni Paolo II “uomo colmato di Spirito Santo”. Lui non ha lasciato vuoto il suo posto al banchetto nuziale del Signore. Cosa che, il papa ha ricordato nella Messa in Coena Domini del pomeriggio del giovedì Santo, “con o senza scuse sono per noi , ormai da tempo, non una parabola, bensì una realtà presente proprio in quei paesi ai quali Egli aveva manifestato la sua vicinanza particolare”. E chi partecipa poi arriva senza abito, senza fede vera, insomma senza amore. Parole potenti che non si possono sbiadire in banali considerazioni “politiche”. Come potenti sono le parole dedicate all’unità dei cristiani, alla unità della Chiesa basata sulla Eucaristia, come dimostra la preghiera eucaristica che cita il papa e il vescovo come “espressione necessaria della realtà eucaristica stessa”. Nelle due omelia il papa ha delineato le colpe di ogni battezzato, di ogni discepolo. “ Oggi, dice il papa, constatiamo con dolore che a Satana è stato concesso di vagliare i discepoli visibilmente davanti a tutto il mondo. E sappiamo che Gesù prega per la fede di Pietro e dei suoi successori”. A Satana è stato concesso. E’ Dio che permette la tentazione per provare la fede. A noi sta la risposta. La chiave di volta è lì, nel nostro sì alla fede, all’invito al banchetto. Che non stanca e non annoia. |
Benvenuti!
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Commenti
Ricorda il passo di Geremia nel capitolo 2 quando si parla delle cisterne screpolate. Con le parole severe ma paterne si possono tappare i buchi delle moderne cisterne. Grazie per essere lo evidenziatore
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