Evangelizzazione o manipolazione? La vicenda del monastero di Dailia |
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Scritto da Angela Ambrogetti |
Martedì 09 Agosto 2011 07:46 |
Si è parlato anche di “incidente diplomatico”, ma in effetti il Vaticano ha solo chiuso un affare che sarebbe dovuto essere interno alla Chiesa. Ma le parti che si contendono la proprietà del complesso di 600 ettari e degli antichi edifici vista mare in una zona di grande importanza turistica, non hanno certo mantenuto il riserbo. In particolare in Croazia il vescovo Ivan Milovan ha messo tutto nella piazza mediatica scatenando la stampa laica e di sinistra che certo non sostiene la Chiesa.
Il monastero è nella zona che tra la prima e la seconda guerra mondiale è stata italiana, e nell’area ci sono anche molte proprietà di esuli istriani che hanno qui le loro radici. Una situazione complessa non solo economicamente, ma anche dal punti di vista politico. In effetti per molti i Trattati di Osimo del 1975 con l’accordo tra Italia e Jugoslavia di Tito non hanno soddisfatto le aspirazioni degli esuli. E la storia del monastero si inserisce in questi annosi contenziosi.
I benedettini da Praglia sono stati cacciati con la violenza del regime di Tito. Risarciti in parte dal Trattato di Osimo, negli anni ’90 hanno visto ridare alla Chiesa i beni dal nuovo stato croato. Ma alla Chiesa locale. Da qui la disputa su una terra che la Diocesi ha già sfruttato commercialmente vendendola per un resort.
L’ intervento della Santa Sede è fatto a rigor di diritto canonico e non di rapporti tra stati.
Certo i soldi in gioco sono molti. Si parla di circa 30 milioni di euro. E alcuni pensano che i benedettini farebbero bene a lasciarli alla Chiesa croata. Ma non è così semplice.
Dopo la decisone del 6 luglio scorso il vescovo di Pola insieme alle autorità comunali hanno fatto fronte comune per riottenere la proprietà del monastero di Dailia.
Ma c’è addirittura la possibilità che il monastero e la terra non siano più neanche della diocesi che, come Chiesa, sarebbe stata risarcita con il trattato di Osimo. E quindi dovrebbero tornare oggi allo Stato croato.
Insomma una vicenda molto ingarbugliata giuridicamente.
Ma quello che scuote gli animi dei cattolici croati ed italiani è vedere come uomini di Chiesa che dovrebbe spendere il loro zelo per annunciare il Vangelo, evangelizzare e essere obbedienti al papa, si impegnino per beni materiali finendo nelle grinfie dei politicanti che poi si fanno beffe della Chiesa appena possibile.
E’ in effetti di problemi la Chiesa croata ne ha diversi. Nonostante la recente visita del papa e alcuni accordi molto positivi appena firmati con la Santa Sede sull’insegnamento della religione nelle scuole.
La Croazia è statisticamente a maggioranza cattolica, ma è un paese post comunista con una mentalità laica sviluppata soprattutto dai mass media e nella elite al potere. Un mese fa la Commissione Justitia et Pax della Conferenza episcopale croata ha rilasciato una dichiarazione che condanna la discriminazione contro la crescita cattolica nel paese. Molti laici in Croazia stanno lavorando strenuamente per difendere i valori cattolici nella società e nella politica, contro la discriminazione dei cattolici e contro la dittatura del relativismo. Il laicato cattolico è alla ricerca di una leadership dei loro pastori sui valori attendono che si metta in pratica il messaggio di Papa Benedetto XVI per l’evangelizzazione. |
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