Vaticano
Il Papa a Serra San Bruno per dare tempo a Dio PDF Stampa E-mail
Scritto da Angela Ambrogetti   
Lunedì 10 Ottobre 2011 06:57

La visita del Papa nella certosa italiana in Calabria, nel sud della penisola, in una terra “sismica non solo dal punto di vista geologico, ma anche dal punto di vista strutturale comportamentale e sociale...in cui si ha la continua sensazione di essere in emergenza”, è stata una boccata d’aria per la gente, ma anche un invito ad avere la certosa come modello. Da nove secoli, da quando San Bruno, dopo aver fondato la Grande Certosa in Francia, andò in Calabria a vivere gli ultimi dieci anni della sua storia terrena, la certosa è parte della storia di Serra. Un paesino che prende il nome proprio dal fondatore dell’ordine monastico eremitico. Lontani dagli uomini, vicinissimi a Dio. Anche il cinema ha subito il fascino di una vita vissuta al ritmo dell’Assoluto. Ma molta stampa italiana non se ne’è neppure accorta.

Troppo impegnata, come sempre, a leggere in chiave politica un discorso che andava ben oltre. L’omelia della messa di domenica mattina a Lamezia Terme metteva al centro la carità, cioè l’amore, il “vestito nuziale” da indossare alla festa del Padre. Dio è generoso con noi e la nostra risposta dev’essere anche sforzarsi “di crescere nella capacità di collaborare, di prendersi cura dell’altro e di ogni bene pubblico”, dice il Papa. E non solo a calabresi. E poi l’augurio che dalla scuola di Dottrina sociale nasca una “generazione di uomini e donne capace di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune.” Un discorso alto che non si riferisce solo alla politica, ma a tutta la società, in ogni suo aspetto

. E il “carburante” per l’agire di questa generazione è la preghiera, la carità, la fede. Il Papa l’ha detto alla gente di Serra San Bruno radunata davanti alla storica Certosa: in un clima inquinato dall’attenzione alle sole cose terrene e carente di dimensione spirituale “non solo si emargina Dio, ma anche il prossimo e non ci s’impegna per il bene comune. Il monastero invece è modello di una società che pone al centro Dio e la relazione fraterna. Ne abbiamo tanto bisogno anche nel nostro tempo.” E se ritirarsi dal vuoto del frastuono della vita contemporanea può sembrare sufficiente, il Papa aggiunge invece un ulteriore passo: “Non basta ritirarsi in un luogo come questo per imparare a stare alla presenza di Dio”. Occorre imparare, dentro e fuori il monastero, a “dare tempo a Dio”.

E il tempo richiede attenzione e la buona volontà di ascoltare senza pregiudizi.

 

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